Nel secondo semestre 2015 prodotti oltre 679mila chili di Finocchiona IGP

Oltre 679mila chilogrammi di Finocchiona IGP prodotta, per una stima di valore alla produzione pari a circa 5milioni e 400mila euro e di 9 milioni di euro al consumo. Sono questi i numeri che fotografano la produzione dello storico salume toscano nel secondo semestre 2015. Un semestre importante perché caratterizzato dalla “spinta” legata al riconoscimento dell’IGP, avvenuto lo scorso aprile. Sulla base di questi dati l’attuale proiezione annuale è stata innalzata ad oltre 1milione e 300mila chilogrammi. Arezzo, con oltre 281 mila chilogrammi, è la provincia dove si è prodotta più Finocchiona IGP, seguita da Siena, 254mila Kg e Firenze, 105mila Kg.

“Rispetto alla stima annuale di 1milione e 200mila – afferma Francesco Seghi, direttore del Consorzio di Tutela della Finocchiona – questi dati indicano, in proiezione, un aumento di 100mila chilogrammi di produzione. Un dato importante e molto incoraggiante perché significa che il mercato sta percependo positivamente la Finocchiona IGP e questo porta sulla stima annua un dato superiore rispetto a quanto avevamo previsto. Nel semestre appena concluso il trend è positivo, segno che il riconoscimento dell’IGP, la promozione ed il lavoro svolto dai produttori stanno dando i frutti sperati. Le aspettative per il nuovo anno sono positive e lavoreremo per continuare a migliorare, investendo risorse ed energie”.

“E’ con molto piacere – sottolinea Fabio Viani, presidente del Consorzio – che leggo i dati della produzione al 31 dicembre 2015, credo che tutte le aziende produttrici che a suo tempo hanno creduto nel Consorzio di Tutela della Finocchiona IGP concordino con me e siano soddisfatte. E’ solo l’inizio del percorso che abbiamo intrapreso, c’è ancora molto da lavorare, sia nella comunicazione che nella promozione, ma se saremo decisi e motivati sarà più semplice raggiungere gli obiettivi, primo fra tutti promuovere e far conoscere a tutti la Finocchiona  IGP”.

Battuta di Finocchiona IGP, sfoglie di fegato di cinghiale, fichi cotti e crudi

Albergaccio2

Ricetta di Sonia Visman e Pietro Cacciatori – Chef del ristorante “Albergaccio di Castellina” a Castellina in Chianti.

Ingredienti

Finocchiona IGP, fegato di maiale, fichi dottati, pane toscano, vino rosso, olio extravergine d’oliva, Vin Santo, Marsala, salvia.

Procedimento

Tagliare una parte di fichi in quattro, rosolare una noce di burro in una padella aggiungere i fichi e cuocere a fuoco vivace per pochi minuti; sfumare con del vin santo e conservare. Dal pane toscano ricavare delle fette sottilissime e dorarle in forno con olio, sale e qualche goccia di vino rosso. Cuocere il fegato in casseruola con sale, marsala e salvia, freddarlo e tagliarlo a fettine. Comporre il piatto con alla base i fichi cotti poi il fegato tagliato in fettine sottili, la Finocchiona IGP tagliata in piccolissimi cubetti e leggermente condita con olio extravergine di oliva e vino rosso. Terminare con il pane arrostito ed i fichi crudi tagliati a piccoli pezzi. Decorare con fiori di finocchio.

Ravioli ripieni di ragù di Finocchiona IGP su fonduta di Pecorino Toscano DOP

Albergaccio2

Ricetta di Sonia Visman e Pietro Cacciatori – Chef del ristorante “Albergaccio di Castellina” a Castellina in Chianti.

Ingredienti

Finocchiona IGP, sedano, carota, cipolla, prezzemolo, vino rosso, uova, farina “00”, besciamella, Pecorino Toscano DOP, olio extravergine di oliva, sale, pepe.

Procedimento

Fare un ragù classico rosolando prima sedano, carota e cipolla, poi dopo aggiungendo la Finocchiona IGP tritata, sfumare con vino rosso e portare a cottura aggiungendo dell’acqua. Nel frattempo impastare uova e farina (1 uovo ogni 100 gr. di farina) creando un impasto liscio lasciandolo poi riposare, coperto in frigorifero, per almeno 1 ora. Per la fonduta aggiungere ad un besciamella classica, girando continuamente, il Pecorino Toscano DOP tagliato finemente, aggiustare di sale e pepe. Stendere la pasta molto finemente, riempire con il ragù freddo, dare la forma desiderata ed avere cura di spalmare il bordo della pasta con dell’uovo sbattuto prima di richiuderlo premendo bene. Cuocere la pasta in acqua salata per pochi minuti, saltare in padella con olio extravergine di oliva e Finocchiona IGP tagliata a dadini. Servire nel piatto ricoprendo i ravioli con la fonduta ben calda.

A Natale la Finocchiona IGP è “più buona”: 20 chilogrammi di prodotto donati alla Caritas di Firenze

Un Natale all’insegna della solidarietà e dell’attenzione verso i più poveri. E’ quello del Consorzio di Tutela della Finocchiona, che ha deciso di donare 20 chilogrammi di prodotto alla Caritas Diocesana di Firenze. Una porzione di Finocchiona di circa 50 grammi consentirà di servire circa 400 persone, arricchendo così il pranzo o la cena della Caritas, con un prodotto di qualità. Un piccolo gesto concreto che vuole essere uno stimolo a dare un aiuto concreto a chi ha più bisogno. La Finocchiona, che ha ottenuto lo scorso aprile l’Indicazione geografica protetta, uno dei simboli di Firenze e della Toscana, diventa così un testimonial di solidarietà.

“Ringraziamo di cuore il Consorzio – dichiara Alessandro Martini, direttore della Caritas Diocesana di Firenze – per questa donazione. E’ importante che ci sia questa sensibilità nei confronti di chi si trova in una situazione di difficoltà”.

“In occasione delle feste natalizie, ed in concomitanza con l’anno Santo appena inaugurato da Papa Francesco con il Giubileo della Misericordia, – sottolinea il direttore del Consorzio, Francesco Seghi –  il nostro Consorzio vuole dare una mano ai più bisognosi ed a chi si trova in situazioni di difficoltà, donando la Finocchiona IGP alla Caritas Diocesana di Firenze. Per noi è un modo di farci sentire vicini alle persone più sfortunate, sperando che questo gesto non solo possa aiutare chi ha bisogno di un pasto, ma possa far ritrovare e rinnovare ancora di più lo spirito del Santo Natale in ognuno di noi.”

Finocchiona IGP sicura e di qualità: nel 2014 oltre 2000 controlli su carni e allevamenti

4096 allevamenti, 8milioni di suini, oltre 6300 giornate di macellazione. Sono questi i numeri della filiera da cui origina anche la materia prima della Finocchiona IGP e sui quali si concentrano i controlli dell’Istituto Nord Est Qualità (INEQ), l’ente autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali a cui è stato affidato il piano di controllo e lo schema di certificazione della Finocchiona IGP. Nel 2014 sono stati effettuati controlli su 2032 allevamenti, circa il 50 per cento del totale, e su 74 macelli, circa il 60 per cento. Per il 2015 sono inoltre previsti, a cominciare da giugno (primo mese effettivo di produzione della Finocchiona IGP) e sulla base delle attuali adesioni al sistema, 125 verifiche dell’intero processo produttivo, 172 audit di controllo del prodotto stagionato e 46 ispezioni sulle successive attività di affettamento, unitamente a diffusi campionamenti per l’esecuzione di prove di laboratorio circa i requisiti analitici prescritti.
Un sistema di controlli efficiente e rigoroso. L’altissima qualità della Finocchiona IGP inizia a delinearsi fin dall’allevamento, che deve rispondere a precisi requisiti di conduzione ed organizzazione. I suini devono appartenere a tipi genetici adeguati e specifici, raggiungere peso ed età elevati con l’impiego di tecniche di alimentazione rigorose che assicurino requisiti uniformi di rintracciabilità e di identificazione. I macelli devono dare riscontro ai requisiti di identificazione dei suini e delle relative partite e procedere alla classificazione degli animali macellati, affinché possano essere utilizzate solo le carni di suini di peso compresso tra 144 e 176 kg. Una volta arrivata in salumificio ogni passaggio successivo viene registrato e riscontrato dal produttore e dall’INEQ, che acquisisce le informazioni ed opera continue attività di verifica. Gli ispettori dell’ Istituto, verificano, a campione, le operazioni già sviluppate dal produttore e le operazioni in corso, fino al completamento della stagionatura, la valutazione delle caratteristiche organolettiche ed il collaudo finale della Finocchiona destinata al consumo.
Tradizione e regole per un prodotto di altissima qualità. Le carni sono ottenute da animali selezionati ed allevati con il fine di garantire carni idonee alla lunga stagionatura naturale, in virtù della loro stessa composizione molecolare e di una adeguata presenza di grasso. Gli standard di qualità sono disciplinati lungo la filiera, nell’ambito di un programma di controlli severo. L’impiego di additivi, inoltre, è molto basso e limitato a ingredienti naturali e caratteristici su cui dominano i semi ed i fiori di finocchio. Ingredienti che vanno uniti alle sole carni suine, con l’aggiunta eventuale (a seconda della ricetta di produzione) di vino, attraverso un processo di trasformazione regolamentato e del tutto naturale. Per quanto riguarda le caratteristiche organolettiche il punto di riferimento è la tradizione che si riflette sull’aspetto, sul taglio, sul profumo e sul sapore, caratteri che supportano la possibile implementazione di una autentica  “valutazione sensoriale” del prodotto. L’equilibrio tra peso e stagionatura, inoltre, è un altro fattore che, se associato all’esperienza e alle professionalità locali, possono assicurare risultati tecnologici di eccellenza.
Perché la carne italiana è migliore? Il caso OMS e le DOP – IGP.  In risposta alla ricerca OMS – IARC sul rapporto tra consumi di insaccati e carni rosse e tumori, molti Consorzi ed Istituzioni hanno sottolineato come le carni italiane siano migliori rispetto a quelle di altri Paesi. Un’affermazione suffragata dal fatto che il sistema ufficiale veterinario opera in Italia nell’ambito della Sanità Pubblica (non in tutti i paesi è così, anche se le regole da applicare sono le stesse) che presidia territorio, produzioni e prodotti con elevati standard di sorveglianza. L’esperienza produttiva legata al mondo della DOP-IGP, con regole e requisiti obbligatori impone il rispetto fisiologico di ritmi che tendono ad esorcizzare la prevalenza dei rischi di profonde alterazioni nei requisiti delle carni indotti da forzature genetiche o alimentari o legate alla stabulazione. Il benessere animale è associato in modo naturale ed automatico al rispetto dei requisiti di allevamento e della stessa caratterizzazione delle carni: un animale stressato non dà mai buoni risultati dopo la macellazione. Il sistema DOP-IGP, inoltre, è un sicuro presidio contro l’omologazione delle abitudini produttive ed alimentari, con tutti i rischi che questa comporta.